venerdì 3 giugno 2011

Salvador Dalì ed il surrealismo gastronomico

Sregolato, eccentrico, esagerato, famelico come solo un genio può esserlo.
Durante la sua vita ha operato in diversi campi dell'arte: pittore, scrittore, illustratore, scenografo, disegnatore di gioielli e mobili.
È stato uno degli elementi di spicco del Surrealismo, il movimento che tendeva ad esprimere l'io interiore in piena libertà senza l'intervento della ragione.
Dotato di grande immaginazione, aveva il vezzo di assumere atteggiamenti stravaganti per attirare l'attenzione.
Nel suo testo “Confessioni inconfessabili” evidenzia come la vita era per lui “gastronomica, spermatica ed esistenziale”.
L’amore per il cibo non gli dava tregua, perché generato in lui addirittura prima di essere venuto al mondo:
“Immagino che i miei lettori non ricorderanno, o soltanto molto vagamente, quell’importantissimo periodo della loro vita precedente alla nascita e che trascorse nel seno della loro madre.
Ma io si; ricordo quel periodo come se fosse ieri […] Già a quel tempo, tutto il piacere, tutto l’incanto, risiedeva, per me, nei miei occhi; e la visione più splendida, più impressionante, era quella di un paio di uova fritte in padella, senza la padella però; probabilmente a ciò si deve il turbamento, l’emozione che ho sperimentato da allora, durante il resto della mia vita, davanti questa immagine sempre, per me, allucinante”(da Vita segreta).
Dalì indossava a mo di copricapo delle pagnotte dorate triangolari dicendo:
“Tutti i miei gusti corrispondono alle idee che avevo già da bambino. Per esempio il pane che mi metto spesso sulla testa è un cappello con il quale mi presentai a casa quando avevo sei anni.
Svuotai un pan de crostons, questa forma di pane catalano a tre punte, e lo misi in testa per stupire i miei genitori.”
Uova, spaghetti, pane, crostacei, anatre, formaggi, zampe di maiale, lumache o cioccolato erano gli alimenti che lo ispiravano. I celeberrimi orologi molli, pare vennero dipinti sullo stimolo di una forma di Camembert, oppure il ritratto del “bacon fritto”, sembra si ricollegasse alle colazioni dei soggiorni statunitensi.
Del rapporto creativo che il catalano aveva con la cucina, ricordiamo anche i disegni realizzati per le copertine dei menù da ristorante.

Spaghetti alla Dalì

Lessare degli spaghetti.
Pulire del prezzemolo e tritarlo insieme a foglie di salvia e basilico.
Scolare del tonno e sbriciolarlo; unirvi delle acciughe sminuzzate e il trito di erbe amalgamando bene il tutto.
Nel frattempo, cialdellare dell’aglio a pezzetti in olio d’oliva, unirvi il composto di tonno, e lasciar insaporire a fuoco lento.
Scolare gli spaghetti, versarli in una zuppiera e condirli con la salsa ben calda.

Fonte
TaccuiniStorici.it testata di Alex Revelli Sorini - Rivista multimediale curata in collaborazione con l' Accademia Italiana Gastronomia Storica dove si propongono storie e tradizioni della cultura gastronomica mediterranea.

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