"Era tanto piacevole nella conversazione che tirava a se gl'animi delle genti".
Vasari così descrive ne "Le vite" Leonardo da Vinci, il veramente mirabile pittore, scultore, teorico dell’arte, musico, scrittore, ingegnere meccanico, architetto, scenografo, maestro fonditore, esperto d’artiglieria, inventore, scienziato.
Nacque nel 1452 dal notaio Piero e da Caterina, giovane contadina al servizio della famiglia. Allevato esclusivamente dal padre nella campagna di Vinci, nei suoi primi quindici anni fu libero di osservare la bellezza del paesaggio e ammirare il lavoro dei contadini, dai quali successivamente prenderà l’ispirazione per ideare macchine agricole, frantoi meccanici, aratri per “andar diritto” e macine da grano.
La sua vita ebbe una svolta nel 1576 quando il padre, che rivestiva un ruolo importante nella cerchia della famiglia Medici, lo fece trasferire a Firenze. Qui Leonardo, attratto dalla bellezza di una città traboccante d’opere d’arte, s’interessò alle molteplici tecniche che nelle “botteghe” venivano sperimentate, sviluppando un talento artistico del tutto speciale. Fu così che il padre, accorgendosi delle doti del figlio e nonostante lo volesse notaio, si decise a contattare uno dei migliori maestri dell’epoca: “Mastro Verrochio”. Diciassettenne, Leonardo arrivò finalmente a bottega . Da allora e per molti anni, grazie all’inestinguibile curiosità di studiare, disegnare, sperimentare, progettare macchinari, espresse il suo genio oltre che a Firenze anche a Milano, Roma e in Francia.
Le varie corti che l'ospitarono non gli fecero solo realizzare grandi opere, ma ne sfruttarono le conoscenze per creare quei macchinari che offrivano giochi scenici nei sontuosi banchetti.
Grazie agli scritti lasciati nel Codice Atlantico possiamo desumere che Leonardo conosceva e sperimentava erbe o spezie, tra queste curcuma, aloe, zafferano, fiori di papavero, fiordalisi, ginestre, olio di semenza di senape e olio di lino. Il Genio negli ultimi anni della sua vita firmò pure un’inedita bevanda. *Voglio adesso raccontarvi una favoletta gastronomica che lo vedrebbe protagonista. Durante la sua gioventù, Leonardo avrebbe fondato con l’amico Botticelli "Le Tre Rane”, un osteria in prossimità di Ponte Vecchio, dove sembra sperimentò alcune delle idee che ritroviamo nei suoi disegni, quali lo strumento tritura cibo e un marchingegno per automatizzare lo spiedo degli arrosti.
Qui la clientela sceglieva il menù, sia leggendo le pietanze scritte da destra a sinistra dal mancino Leonardo, sia indicando le immagini disegnate dal Botticelli. Ricco l’elenco delle portate: dalla ribollita all’arista, dal baccalà ai ranocchi fritti. Malgrado l'inventiva di Sandro e Leonardo, l’osteria non ebbe lunga vita facendo perdere tracce di se.
Carabaccia per Leonardo
Sin dai tempi più remoti la cipolla era diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo. Ricette tipo la “carabaccia” o come la “cipollata”, si trovano quindi in diverse aree non solo italiane. Il nome carabaccia viene dal greco “karabos” che vuol dire barca a forma di guscio. Dal concetto di guscio si è poi passati al concetto di zuppiera e quindi di zuppa. Leonardo da Vinci sembra la degustasse in occasione dei diversi banchetti che lo vedevano ospite.
La carabaccia, citata da Cristoforo da Messisbugo nel ‘500, è descritta come “Carabazada”. Nella ricetta originale figurano, oltre alle cipolle, mandorle pelate e pestate nel mortaio, aceto d’agresto, cannella e poco zucchero.
Preparazione
Pulite e tagliate delle cipolle a fettine sottili e mettetele in un recipiente di terracotta a rosolare con dell’olio d’oliva. Cuocere lentamente a recipiente coperto per mezz’ora, avendo cura di aggiungere un paio di cucchiai d’acqua.
Salate, pepate, versate abbondante brodo e continuate la cottura a recipiente scoperto per un’altra mezz’ora. Mettete in delle scodelle di portata alcune fette di pane abbrustolito e versateci sopra la zuppa ottenuta.
Prima di gustare la carabaccia, informaggiatela bene e aspettate qualche minuto.
Cosciotto d'agnello cotto alla Leonardo
L'utilissima invenzione di Leonardo dello spiedo azionato dal calore del fuoco, ci spinge a proporvi questa preparazione, anche se sembra che il grande artista preferisse il cibo vegetariano.
Prendete un cosciotto o un quarto d’agnello, bucatelo qua e là, insaporitelo con sale, pepe, olio, aceto, e lasciatelo in questa marinatura per diverse ore.
Infilzate il cosciotto d’agnello nello spiedo e durante la rosolatura, al fine di mantenere la carne morbida, cospargetelo con il liquido di marinata utilizzando un ramoscello di rosmarino.
Piacendovi più pronunziato l’odore del rpsmarino, potete steccare il pezzo di carne con alcune ciocche del medesimo, avendo cura di toglierle prima di mandarlo in tavola.
*L'Acquarosa di Leonardo
E’ sicuro che il da Vinci abbia firmato negli ultimi anni della sua vita un’inedita bevanda: “l'Acquarosa di Leonardo'”.
La ricetta, rintracciabile nel Codice Atlantico conservato a Milano alla Biblioteca Ambrosiana, è descritta con precisione negli ingredienti (acquarosa, zucchero, limone) e nel sistema di filtraggio (colati in “tela bianca”).
La bevanda, riscoperta e presentata per la prima volta dal Museo Ideale Leonardo Da Vinci di Vinci, doveva essere servita fresca, ed era definita da Leonardo adatta all’estate calda dei Turchi.
Fonte
TaccuiniStorici.it testata di Alex Revelli Sorini - Rivista multimediale curata in collaborazione con l' Accademia Italiana Gastronomia Storica dove si propongono storie e tradizioni della cultura gastronomica mediterranea.
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