venerdì 27 gennaio 2012

Sua Maestà il Parmigiano Reggiano

LA STORIA

NOVE SECOLI DI NOBILTÀ

Le origini del Parmigiano-Reggiano risalgono al Medioevo e vengono generalmente collocate attorno al XII secolo.
Presso i monasteri cistercensi di Parma e i monasteri benedettini di Reggio-Emilia comparvero i primi caselli: grazie all’abbondanza di corsi d’acqua e di ampi pascoli, ben presto in questa zona circoscritta dell’Emilia si diffuse la produzione di un formaggio a pasta dura, ottenuto attraverso la lavorazione del latte in ampie caldaie.
Testimonianze storiche dimostrano come già nel 1200 il Parmigiano-Reggiano avesse raggiunto quella tipizzazione perfetta che si è conservata immutata fino ai nostri giorni.

OGGI

Il Parmigiano-Reggiano si fa oggi esattamente come nove secoli fa. Lo stesso aspetto, la stessa straordinaria fragranza, fatto con la stessa tecnica, negli stessi luoghi, con i medesimi e sapienti gesti rituali.
I maestri casari, oggi come una volta, continuano a produrre questo formaggio con il latte pregiato della zona d’origine, caglio naturale e nessun additivo, in modo artigianale e con la stessa passione e lealtà.
La storia recente del Parmigiano-Reggiano è quella degli oltre 400 piccoli caseifici artigianali della zona tipica, rappresentanti di circa 4000 agricoltori-produttori di latte che hanno ottenuto dalla legge il riconoscimento della loro determinazione a conservare inalterato il metodo di lavorazione e l’altissimo livello qualitativo del formaggio.
E’ la storia di come la garanzia di genuinità del Parmigiano-Reggiano sia oggi assoluta in forza di norme precise, applicate con rigida autodisciplina di conformità e con rigoroso controllo.
Il Parmigiano-Reggiano è un formaggio salvaguardato da più di settant’anni dal Consorzio di tutela e amato da nove secoli per il suo gusto sempre generoso.

UN PO' DI CITAZIONI


TRE NUMERI AL LOTTO

Una volta Giannettino sognò o si figurò di aver sognato tre numeri; e la mattina si svegliò coll'estro di volerli giuocare al lotto.
Ciuffettino-blu, che se ne accorse, cominciò a battere col becco nel beverino, e a cantare a modo di stornello,
 «Il giuocator che qui dipinto vedi,
 Morì senza camicia
 E senza scarpe in piedi.»
I versi tornavano poco; ma Giannettino non ci badò nè tanto nè quanto.
La sua fissazione, aizzata dai cattivi compagni di scuola, era quella, oramai, di vincere un terno al lotto.
- Se vinco un terno - diceva agli amici - voglio comperare una villa, un palazzo, quattro cavalli scappatori, una bella galleria di quadri e una forma intera di cacio parmigiano.
Aveva trovato i tre numeri: ma, per l'appunto, gli mancavano i denari per poterli giocare.
Allora che cosa fece?
Andò di soppiatto al portamonete di sua madre e vi prese cinque lire, giurando solennemente a sè stesso che appena vinto, il suo primo pensiero sarebbe stato quello di rimettere le cinque lire al loro posto.
Intanto i tre numeri giuocati, fedeli sempre alla vecchia abitudine, non pensarono nè punto nè poco a uscir fuori dall'urna; e la signora Sofia, accortasi del denaro mancante, domandò a Giannettino:
- Hai preso tu le cinque lire?
- Io? Mi maraviglio?
Carlo Collodi, Giannettino, Editore Barion, Milano,1926.


Et eravi una montagna tutta di formaggio Parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti, che niuna altra cosa facevan, che fare maccheroni e ravioli e cuocerli in brodo di capponi, e poi li gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava, più se n'aveva
Giovanni Boccaccio, Decamerone, 1351, nel descrivere il Paese del Bengodi.


Due sono oggi in Italia le specie di formaggio che si contendono il primato: il marzolino, così chiamato dagli Etruschi perché si fa in Etruria nel mese di marzo e il Parmigiano, nella regione cisalpina, che si può anche chiamare maggengo, dal mese di maggio
Platina, umanista cremonese del '400


A fissare con una fortissima lente d'ingrandimento la grana del parmigiano, essa si rivela non soltanto come un'immutabile folla di granuli associati nell'essere formaggio, ma addirittura come un panorama. E' una foto aerea dell'Emilia presa da un'altezza pari a quella del Padreterno
Giovannino Guareschi (1908–1968), scrittore e giornalista italiano


TRE RICETTINE SFIZIOSE

MELANZANA  RIPIENA CON VERDURE, GAMBERI E PARMIGIANO REGGIANO


Ingredienti:
1 melanzana (1/2 melanzana per persona) 1 peperone rosso 1 peperone verde 1 cipolla 1 spicchio d’aglio
200 gr di champignons 2 pomodori maturi 150 gr di gamberi30 gr di Parmigiano sale olio d’oliva

Preparazione:
Tagliare la melanzane per il lungo in due metá, svuotarle e conservarne la polpa. Passare le due metá un momento in acqua bollente salata, scolare e infornare a temperatura media lasciando la melanzana al dente.
Friggere in olio la polpa. In un'altra padella soffriggere in olio la cipolla, i peperoni verde e rosso e l’aglio spezzettati; appena dorati aggiungere gli champignons a lamelle, il pomodoro a dadini, la polpa fritta della melanzana e per ultimo i gamberi sgusciatii.
Farcire le due metà svuotate della melanzana con questo composto e spolverizzare con abbondante Parmigiano. Passare un attimo in forno al gratin e servire caldo.


CAPESANTE CON SCAGLIE DI PARMIGIANO-REGGIANO E PROSCIUTTO DI PARMA


Ingredienti:
16 capesante pulite 10 g di tartufo a fettine 50 g di Parmigiano-Reggiano tagliato a petali (per fare i petali, si consiglia di utilizzare un Parmigiano-Reggiano di 14-18 mesi di stagionatura.)
olio extravergine d'oliva 2 spicchi d'aglio un peperoncino
Per l´insalata:
8 fette di Prosciutto di Parma 1 cipolla media 50 g di fagiolini verdi bolliti prezzemolo sale e pepe
succo di limone

Preparazione:
Soffriggere in abbondante olio la cipolla tagliata fine e il peperoncino. Dorare le capesante nel soffritto. Disporre le fette di prosciutto sulla placca del forno unta con olio e cuocere sino a quando risultino belle croccanti. Collocare in un piatto una fila di capesante, ricoprirle con i petali di Parmigiano-Reggiano e le fettine di tartufo. Condire con un filo d´olio della soffrittura.
Accompagnare con un´insalata di fette di Prosciutto di Parma croccanti, la cipolla fritta, i fagiolini ed il prezzemolo, il tutto insaporito con una vinaigrette di olio, succo di limone, sale e pepe.


CREMA DOLCE DI PARMIGIANO CON CARAMELLO AL ROSMARINO


Ingredienti:

Per la crema:
1 l di crema di latte un pezzo di Parmigiano-Reggiano (meglio la crosta) 8 tuorli d’uovo
Per il caramello ed il croccante di Parmigiano-Reggiano:
2 cucchiai di zucchero 5 foglie di rosmarino 2 cucchiai di Parmigiano-Reggiano grattugiato

Preparazione della crema:
Riservare un pó della crema di latte e preparare l’infusione collocando il resto della crema e la crosta di formaggio in un recipiente, a fuoco lento per almeno due ore.
Passare la crema ottenuta in un colino e fare raffreddare. Mescolare i tuorli con la crema riservata ed aggiungerli all’infusione. Fare cuocere il tutto finché non alza il bollore.
Lasciare raffreddare e mettere nel frigorifero.
Una volta ben freddo, montare con il frullatore e disporlo in una coppetta, decorandolo con caramello e crocconte di Parmigiano.

Preparazione del caramello:
In tegamino fare sciogliere die cucchiaiate di zucchero e quando comincia a caramelalre aggiungere 4 cucchiai di acqua. Appena pronto aggiungere le foglie di rosmarino.

Preparazione del croccante di Parmigiano-Reggiano:
Su di una teglia da forno e disposto su carta antiaderente collocare il Parmigiano-Reggiano grattugiato e informare per 3 o 4 minuti a 160º.
Togliere dal forno e fare raffreddare.

Fonte: www Parmigiano Reggiano.it


















martedì 17 gennaio 2012

La Carbonara ( Pasta semplice, ma non semplice )


Pasta alla carbonara

Tanti pensano che le origini della carbonara risiedano a Roma, altri le collegano ai carbonai, altri ancora ne rivendicano la paternità al nome derivante dal paese pugliese di Carbonara, nella provincia di Bari. Chi ne attribuisce la paternità ad Ippolito Cavalcanti, nobile napoletano che ne aveva pubblicato la ricetta in un suo libro, mentre altre fonti la considerano una tipica ricetta nata durante la seconda guerra mondiale dall’unione tra la cucina romana e le grandi quantità di bacon portate dagli americani come provviste militari. Militari di stanza a Roma chiedevano a pranzo uova, pancetta e “noodles”, tipici spaghetti cinesi allora molto usati in America, che gli osti romani soddisfacevano servendo guanciale, uova fritto e spaghetti nello stesso piatto, i soldati americani mescolavano il tutto creando, a loro insaputa, l'antenato del celebre piatto. Altri ipotizzano che la carbonara sia stata inventata da un cuoco che faceva parte dell’associazione segreta dei carbonari, gruppo di patrioti che si batteva contro l'occupazione austriaca del Nord Italia attiva tra la fine del '700 e la guerra d'indipendenza, teoria che ne suggerisce la nascita, e il consumo, nei nascondigli degli aderenti.  Anche i sardi ne rivendicano la paternità ipotizzando la nascita del piatto a Carbonia nel cagliaritano,
per merito di un cuoco che preparava i pasti agli operai che lavoravano nelle carbonaie, trasferitosi in seguito a Roma portando la ricetta chiamata “alla carbonara” in ricordo di quest’ultimi. Un'ipotesi che avvalora il racconto delle origini del nome è la presenza del pepe nero macinato con abbondanza sopra il piatto come se fosse una spolverata di polvere di carbone. Ma come tutte le grandi opere ognuno ci mette il dito, in questo caso il maccherone, controversa diventa anche la disputa sul tipo di pasta da usare, lunga o corta. Alcuni preferiscono i rigatoni, ma sono molto utilizzati anche gli spaghetti, le penne, le tagliatelle e addirittura gli gnocchi. Comunque sia il formato di pasta è il sugo, la crema che conquista.
La carbonara, anche se di dubbia provenienza, di certo è che è entrata di diritto nei primi posti dell’hit-parade gastronomica internazionale. Una volta risolto il quesito sulla pasta la disputa si sposta sul tipo di grasso da utilizzare, sulla presenza o meno degli albumi, sulla cottura dell'uovo e sull'uso di panna, e infine sulla qualità del formaggio. Una buona carbonara deve prevedere una buona pancetta artigianale (meglio il guanciale), poco stagionata ma di intenso sentore di grasso e profumo di carne che tagliata a dadini e sfritta in una capiente padella con poco olio extravergine di oliva diventa traslucida e appena croccante.

Fonte: TaccuiniStorici.it testata di Alex Revelli Sorini - Rivista multimediale curata in collaborazione con l' Accademia Italiana Gastronomia Storica dove si propongono storie e tradizioni 
della cultura gastronomica mediterranea.



Spaghetti alla carbonara

Ingredienti
400 gr di spaghetti - 200 gr. di guanciale - 4 Uova - 40 gr. di parmigiano grattugiato e 40 gr di pecorino grattuggiato - 40 gr. di Burro (facoltativo) - Olio evo - Sale e pepe

Procedimento
Cuocete i rigatoni in acqua bollente, salando un po' meno del normale; effettuare una cottura al dente. Tagliate a dadini la pancetta (guanciale) di maiale, e scioglietela in un tegame con un poco di olio, e, a rosolatura avviata, aggiungete un pochino di acqua e cucinate per una decina di minuti a fuoco moderato.
A questo punto sbattete le quattro uova intere, come per fare una comune frittata, ed aggiungetevi i due formaggi grattugiati, ed un buon pizzico di pepe nero.
Preparate una pentola sciogliendovi tutto il burro sul fondo, versatevi la pasta scolata, la pancetta preparata con il suo unto bollente. Mischiate con due forchette delicatamente per non spezzare gli spaghetti e poi unite le uova preparate col formaggio, mescolate fintanto che le uova non risultino cremose. Servite subito ben caldi.


venerdì 13 gennaio 2012

Mi hanno fatto scoprire una nuova birra e da li il "delirio"

La Birra st. Peter' s

Uno dei primi frutti del ritorno alle birre artigianali fu la nascita di un meraviglioso birrificio a St. Peter, nel Suffolk, regione dell’Inghilterra nota per una spiccata attitudine alla buona cucina, e al buon bere.
Obiettivo della St. Peter’s, oltre a quello di fornire versioni rigorose e di altissima qualità di stili birrari tradizionali, era ed è di diffondere l’abitudine, un tempo normale, oggi riscoperta solo in parte, di creare prodotti audacemente aromatizzati, capaci di forzare i confini della normale arte brassicola.

St. Peter's Best Bitter

stile: bitter ale
tipologia: alta fermentazione
birreria: St. Peter's Brewery, Bungay, Suffolk
aspetto visivo: di colore ambrato chiaro con una schiuma copiosa e mediamente persistente
aroma: delicatamente luppolato con evidenti sentori di agrumi
gusto: fresco e di corpo esile con una iniziale componente maltata e una luppolatura finale secco che rilascia un retrogusto amaro
note tecniche: viene preparata con malti "pale" e "crystal" e luppoli "goldings"
commento: bitter ale piuttosto tradizionale e fresca perfetta per le bevute nei mesi caldi
gradazione alcolica: 3,7%
formato: bottiglia da 50cl


St. Peter's Cream Stout

stile: stout
tipologia: alta fermentazione
birreria: St. Peter's Brewery, Bungay, Suffolk
aspetto visivo: di colore nero con una schiuma color nocciola copiosa, aderente e abbastanza persistente
aroma: di tendenza decisamente torrefatta con sentori di caffè, cioccolato e zucchero caramellato
gusto: di buona complessità, con una vena tostata e bruciata di malto abbrustolito e caffè, una serie di note dolci ben distinguibili di cioccolato e nocciola e un finale amarognolo
note tecniche: viene preparata con un blend (miscela) di 4 malti tutti proventienti dalla zona circostante la birreria e luppoli "fuggles" e "challenger"
commento: stout di buona complessità ma di piacevolissima beva
gradazione alcolica: 6,5%
formato: bottiglia da 50cl


St. Peter's G-Free

stile: gluten free
tipologia: alta fermentazione
birreria: St. Peter's Brewery, Bungay, Suffolk
aspetto visivo: di colore giallo chiaro con una schiuma copiosa e abbastanza persistente
aroma: fresco e floreale con sentori di scorza di mandarino
gusto: di impatto delicato con un principio rinfrescante di luppolo e agrumi e un finale secco e amarognolo
note tecniche: birra senza glutine che viene preparata con luppoli "amarillo" e con malto di sorgo al posto di quello d'orzo
commento: non solo una birra per celiaci ma decisamente per tutti con la presenza aromatica dell'amarillo che dona freschezza, fragranza e le caratteristiche sensazioni amaricanti delle tipiche birre luppolate di St. Peter's
gradazione alcolica: 4,2%
formato: bottiglia da 50cl


St. Peter's Golden Ale

stile: pale ale
tipologia: alta fermentazione
birreria: St. Peter's Brewery, Bungay, Suffolk
aspetto visivo: di colore giallo di tendenza aranciata con una schiuma copiosa e persistente
aroma: di tendenza decisamente luppolata ma non un ampio ventaglio aromatico fatto di sentori più dolci di malto chiaro e frutta gialla e una nota agrumata
gusto: di impatto delicato con una iniziale vena maltata che lascia spazio a sentori di lievito e una astringenza agrumata che via via lascia spazio al luppolo in un finale leggermente secco e amaro
note tecniche: viene preparata con malti "halcyon" e "lager" e luppoli "goldings"
commento: tipica pale golden ale fresca e luppolata adatta per bevute poco impegnative
gradazione alcolica: 4,7%
formato: bottiglia da 50cl


St. Peter's Mild

stile: mild ale
tipologia: alta fermentazione
birreria: St. Peter's Brewery, Bungay, Suffolk
aspetto visivo: di colore bruno scuro non lontano dal nero con una schiuma copiosa e abbastanza persistente
aroma: ricco di delicati sentori dolci e tostati di caffè, cacao, nocciola, carruba e liquirizia con una leggerissima punta affumicata
gusto: delicato nella sua vena tostata con un corpo estremamente esile e una vasta gamma di note caramellate di toffee, liquirizia, caffè e cioccolato e un finale piuttosto secco e poco amaro
note tecniche: viene preparata con malti "chocolate"
commento: una delle poche superstiti di uno stile ormai quasi scomparso caratterizzato da un corpo davvero esile e da un corredo di delicatissimi sentori tostati che la rendono perfetta per gli amanti delle stout, delle porter o dei winter wormer in questo caso in un contesto decisamente più adatto ai mesi estivi
gradazione alcolica: 3,7%
formato: bottiglia da 50cl


St. Peter's Old Style Porter

stile: porter
tipologia: alta fermentazione
birreria: St. Peter's Brewery, Bungay, Suffolk
aspetto visivo: di colore nero quasi impenetrabile con una schiuma poco copiosa e abbastanza persistente
aroma: di malto tostato, caffè e cioccolato
gusto: decisamente tostato con una iniziale prevalenza di toni dolci-amari di cioccolato e liquirizia e un finale più torrefatto, amarognolo e leggermente acidulo
note tecniche: viene preparata con luppoli "challenger" e "goldings" secondo una ricetta che prevede l'antica usanza di imbottigliare un blend (miscela) di una birra giovane con una invecchiata in percentuali variabili
commento: ottimo esempio dello stile
gradazione alcolica: 5,1%
formato: bottiglia da 50c


St. Peter's Organic Ale

stile: pale ale (biologica)
tipologia: alta fermentazione
birreria: St. Peter's Brewery, Bungay, Suffolk
aspetto visivo: di colore giallo aranciato con una schiuma copiosa e mediamente persistente
aroma: fresco e delicato con sentori dolci di malto chiaro e miele e più amaricanti e floreali di luppolo
gusto: dissetante e di grande freschezza con un corpo abbastanza esile, principio dolce e lievemente fruttato, di frutta gialla in particolare, e un finale amarognolo in cui si distinguono anche toni di lievito e agrumi
note tecniche: viene preparata con malti chiari provenienti dalla Scozia e luppoli "target" da colture biologiche certificate
commento: ale biologica delicatissima caratterizzata dalla freschezza e dal profumo dei luppoli biologici
gradazione alcolica: 4,5%
formato: bottiglia da 50cl


St. Peter's Organic Best Bitter

stile: bitter ale (biologica)
tipologia: alta fermentazione
birreria: St. Peter's Brewery, Bungay, Suffolk
aspetto visivo: di colore ambrato chiaro con una schiuma abbastanza copiosa e mediamente persistente
aroma: floreale con delicati sentori di agrumi
gusto: delicato e fresco con un principio dolce-amaro e un finale più luppolato e leggermente secco
note tecniche: viene preparata malti "chariot" e luppoli "goldings" provenienti da colture biologiche certificate
commento: bitter ale dalla piacevole fragranza luppolata assai piaceviole in particolare nei mesi più caldi
gradazione alcolica: 4,1%
formato: bottiglia da 50cl


St. Peter's Ruby Red

stile: bitter ale
tipologia: alta fermentazione
birreria: St. Peter's Brewery, Bungay, Suffolk
aspetto visivo: di colore ambrato carico "rubino" con una schiuma poco copiosa e mediamente persistente
aroma: floreale con delicati sentori amaricanti, di legno, liquirizia e di agrumi, scorza di mandarino in particolare
gusto: inizialmente caramellato con toni di resina e frutta secca e un finale decisamente luppolato che rilascia un retrogusto leggermente tostato e amaro 
note tecniche: viene preparata con una generosa quantità di luppoli "cascade". Inizialmente faceva parte della gamma "stagionale" della birreria e solo successivamente è stata inserita nella produzione continua. Nell'ottobre del 2004 a Bedford ha vinto la medaglia d'oro al prestigioso "East Anglian Beer Festival" del SIBA
commento: tradizionalmente una delle bitter ale considerate "di riferimento" per lo stile nonchè una della più apprezzate birre di St. Peter's
gradazione alcolica: 4,3%
formato: bottiglia da 50cl


St. Peter's Strong Ale

stile: english strong ale
tipologia: alta fermentazione
birreria: St. Peter's Brewery, Bungay, Suffolk
aspetto visivo: di colore ambrato abbastanza carico con una schiuma esigua e poco persistente
aroma: delicato e leggermente tostato con sentori di malto e zucchero caramellato e una nota luppolata e agrumata leggera ma ben distinguibile
gusto: morbido e di buona beva con un principio di malto e miele e un finale delicatamente luppolato e secco
note tecniche: preparata con malti del Suffolk e luppoli "challenger" e "goldings". Fu la prima ale brassata dalla St. Peter's alla sua apertura
commento: ottima birra fresca e beverina curiosamente retrocessa a birra stagionale dopo esser stata la prima brassata dalla birreria
gradazione alcolica: 5,1%
formato: bottiglia da 50cl


St. Peter's Suffolk Gold

stile: pale ale
tipologia: alta fermentazione
birreria: St. Peter's Brewery, Bungay, Suffolk
aspetto visivo: di colore giallo dorato con una schiuma copiosa e mediamente persistente
aroma: decisamente erbaceo con una lieve nota di spezie e frutta gialla
gusto: di chiara impronta luppolata con una astringenza agrumata e una tendenza amaricante piuttosto decisa
note tecniche: viene preparata con malti del Suffolk e luppoli "first gold"
commento: una delle esperienza più amaricanti di St. Peter's, da provare
gradazione alcolica: 4,9%
formato: bottiglia da 50cl

St. Peter's Summer Ale

stile: english strong ale
tipologia: alta fermentazione
birreria: St. Peter's Brewery, Bungay, Suffolk
aspetto visivo: di colore giallo aranciato con una schiuma copiosa e poco persistente
aroma: dolce di miele e malti chiari con delicati toni di frutta gialla, lievito e spezie
gusto: delicato, freschissimo e piuttosto equilibrato con un principio di tendenza dolce con sentori di miele e frutta, mela in particolare, e un finale delicatamente luppolato e poco amarognolo
note tecniche: viene preparata malti "light Suffolk" e luppoli "hereford" e "worcester" 
commento: birra stagionale di facilissima beva e enorme freschezza assai adatta a chi non ama troppo la vena tipicamente amaricante delle ale inglesi
gradazione alcolica: 6,5%
formato: bottiglia da 50cl


St. Peter's Winter Ale

stile:dark ale
tipologia: alta fermentazione
birreria: St. Peter's Brewery, Bungay, Suffolk
aspetto visivo: di colore violaceo nero violaceo con una schiuma color nocciola copiosa e mediamente persistente
aroma: tostato di malto caramellato e con evidenti sentori di frutta secca, nocciola in particolare, cacao e legno
gusto: di tendenza decisamente maltata con toni di toffee, frutta secca, malto abbrustolito e caffè e un finale torrefatto e amarognolo piuttosto lungo 
note tecniche: fa parte del gruppo delle birre stagionali della gamma di St. Peter's
commento: grande esempio di winter wormer decisamente da non perdere
gradazione alcolica: 6,3%
formato: bottiglia da 50cl


Fonte: Birroteca Hamelin


martedì 10 gennaio 2012

Mostra fotografica di Steve McCurry, MACRO Testaccio, Roma


Steve McCurry è il signore che ha scattato questa famosissima foto. La foto in questione, assieme a molte altre, è esposta fino al 29 aprile 2012 al centro di produzione culturale La Pelanda, MACRO Testaccio, Roma.

Prima Colazione e Brunch


Prima colazione spuntino mattutino

Testo di Susanna Cutini ( TaccuiniStorici.it testata di Alex Revelli Sorini - Rivista multimediale curata in collaborazione con l' Accademia Italiana Gastronomia Storica dove si propongono storie e tradizioni della cultura gastronomica mediterranea.)



“Il buon giorno si vede dal mattino” o “il mattino ha l’oro in bocca” sono due detti popolari fra i più conosciuti. Ma qual’è il modo migliore, più sereno e distensivo di aprire una giornata? Sicuramente consumando una buona colazione in famiglia.
Anche se oggi questo rito si è quasi perso, in favore di una frettolosa tappa al bar, ritrovo nei cassetti della mia gioventù lo “sbrigatevi che il caffelatte si fredda…” ripetuto da mia mamma, accompagnato dall’aroma del caffè d’orzo che arrivava in camera dalla cucina.
Ma cosa rappresentava quel gesto? Era un atto di pura sopravvivenza alimentare? No identificava un gesto d’amore, offerto dalla mamma a tutti noi (oggi lo faccio anch’io ogni mattina a mio marito).
Ma torniamo indietro nel tempo.
Duranti i secoli, il cibo consumato dopo le prime luci dell’alba è sempre stato preparato variamente. In base al ceto di appartenenza si potevano mangiare sia alimenti appositamente elaborati che gli avanzi del giorno prima: pane e formaggio – uova, latte e miele - biscotti intinti nel vino - carne e frutta.
È stato solo dai primi decenni dal Novecento, che caffè e latte con pane e gallette (prima fra i militari poi in tutta la popolazione) hanno unificato gli usi della nostra penisola, lasciando alla tradizione locale la scelta delle forme dei dolcetti da inzuppare nelle bevande.
Poi, il boom economico degli anni ’60, accompagnato dal turismo di massa, integro la colazione italiana con elementi anglosassoni come the, cereali, uova, yogurt, frutta fresca e spremute.
Oggi la maggior parte di noi ha quasi perso l’abitudine di fare una ricca colazione, in favore della veloce sosta al bar per un caffè espresso (lungo, ristretto, macchiato) o un cappuccino accompagnati dal cornetto.
Analizzando la scarsa quantità e qualità di questo primo “pasto” quotidiano, i nutrizionisti hanno lanciato un allarme di attenzione, motivato dal languore di stomaco con il quale gli adulti arrivano all’ora di pranzo, e dalla sempre maggiore svogliatezza e disattenzione che i bambini manifestano a scuola.
Recuperare il rito di un’abbondante colazione, magari in famiglia, non è impossibile.
Proporrei di ripartire almeno dalla domenica, imbandendo la tavola con una bella tazza di caffèlatte, frutta di stagione, marmellate, burro, yogurt e dolci (fatti in casa) come ciambelloni, crostate ecc.
Se poi volete essere “vintage”, fatevi una coccola della nonna: procuratevi del pane raffermo, fattelo a pezzi, mettetene uno strano in una ciotola di porcellana, cospargetelo di zucchero e proseguite alternando i due ingredienti, fino a quasi completare la tazza, per poi bagnare abbondantemente il tutto con caffè d’orzo.





Brunch la colazione pranzo


Il brunch è un pasto che consiste in una commistione, sia semantica che di fatto, di prima colazione (breakfast) e pranzo (lunch).
Il brunch viene servito generalmente tra le 10 e le 12 ed è composto da tutti gli elementi tipici di una colazione dolce, con l'aggiunta di carni fredde, salumi, formaggi, torte (dolci o salate) o frutta.
La tradizione del brunch deriva principalmente dagli Stati Uniti, dove una forma di pasto collettivo, fatto per celebrare qualcosa dopo un evento mattutino o prima di uno pomeridiano.
Si diffuse nel tardo XIX secolo, e ricevette citazioni negli anni Trenta in alcuni romanzi di Sinclair Lewis. La sua diffusione è dovuta soprattutto alla comodità di un pasto meno formale di una colazione o un pranzo, coniugata con la possibilità di servirsi da un buffet fatto con ogni tipo di cibo, dolce o salato.
Il brunch può offrire tutti gli elementi tipici di una colazione all'inglese o americana (bacon, uova, prosciutto, frittelle), frutta, pasticceria varia; è altresì possibile trovarci arrosti di carne bovina o bianca, gamberetti e pesce affumicato (salmone, aringhe), insalate di verdura.
Questo pasto non è diffuso nell'Europa continentale, dove non sono molti gli alberghi e i ristoranti nei quali viene servito. Riscuote un certo successo nelle metropoli e in generale nelle Isole Britanniche e nel Nord America.





mercoledì 4 gennaio 2012

Menù epifanico


Risotto Al Cacao

Ingredienti per 4 persone

* 30 g di burro
* 300 g di riso carnaroli
* 1 cucchiaio di cacao amaro di ottima qualità
* 4 cucchiai di panna da cucina
* 1/2 cipolla
* burro
* 1 bicchiere di vino bianco secco
* brodo di carne
* grana padano grattuggiato abbondante

Preparazione
Soffriggete la cipolla con un pezzettino di burro in una capiente padella. Aggiungete il riso, fatelo tostare nel condimento, mescolando continuamente. Unite il vino e fatelo evaporare completamente ed iniziate la cottura del riso unendo, poco alla volta, il brodo caldo. A pochi minuti dalla fine della cottura, preparate a parte la panna ed il cacao precedentemente setacciato. Incorporate la cremina ottenuta al riso, dopo averlo tolto dal fuoco. Lasciate riposare il riso, coperto per 2/3, il tempo necessario per scaldare la panna. Completate con il grana.



Spezzatino Della Befana

Ingredienti per 4 persone

* 500 g di manzo tagliato a cubetti
* 120 g di pancetta tagliata a cubetti
* 50 g di cacao amaro setacciato
* 2 bicchieri di cognac
* 3 cucchiai olio di oliva
* salvia estragon timo (qualche foglia d'ognuno)
* brodo q.b.
* sale e pepe q.b.
* farina q.b.

Preparazione
Fate rosolare in un tegame la pancetta nell'olio ed aggiungete poi la carne precedentemente infarinata (togliendo quella in eccesso). Rosolate per 2 minuti mescolando sempre. Aggiungete il cognac e fatelo evaporare. Salate, pepate ed aggiungete le erbe aromatiche. Iniziate la cottura a fuoco molto basso, con il tegame coperto ed aggiungete, se coccorre, un po' di brodo. A cottura ultimata spegnete il fuoco e tenete in caldo. Grattuggiate il cioccolato e versatelo sopra la carne. Riaccendete il fuoco per pochi minuti fino a quando il cioccolato si sarà sciolto. Servite subito (magari accompagnato con delle fette di polenta abbrustolite).



Torta Della Strega

Ingredienti

* Dolce al cioccolato della strega per 8 persone
* 3 uova
* 80 g di farina
* 80 g di fecola di patate
* 150 g di zucchero
* 100 g di burro
* 200 g di cioccolato fondente
* 2 banane
* zucchero a velo q.b.
* 1 bustina di lievito

Preparazione
Si racconta che, non riuscendo a legare a sé un vampiro con i suoi filtri, una strega sia riuscita a farsi sposare dopo avergli fatto assaggiare questa torta! Sbattete in una terrina le uova con lo zucchero. Aggiungete la farina, la fecola, il lievito ben setacciati e mescolare bene. Tagliate il cioccolato e mettetelo in una casseruola, aggiungete il burro e fate fondere dolcemente a bagnomaria. Sbucciate le banane e tagliatele a rondelle. Versate nella terrina il cioccolato fuso e le banane e mescolate il tutto. Scaldate il forno a 200 gradi, versare il composto in una grande tortiera foderata con carta forno e fate cuocere per 40 minuti. Lasciate raffreddare la torta poi mettetela sul piatto da portata. Disegnate su un cartoncino la sagoma di una strega o una scopa, mettetela sopra la torta e spolverizzatela con lo zucchero a velo. Togliete la sagoma con delicatezza e decorate ulteriormente la torta cingendola con nastri di raso neri ed arancioni (i colori di Halloween) o con un nastro nero e caramelle arancioni.