lunedì 22 ottobre 2012

Birretta veramente buona. Da provare assolutamente


Durante l’ottocento Brooklyn fu la culla di una grande e fiorente comunità di origine tedesca. Giusto per assecondare i luoghi comuni, Germania=Birra, perciò gli immigrati teutonici pensarono bene di installare decine di birrerie, in particolare nella zona vicino al canale Gowanus. Fino anni agli anni ‘20 l’area ospitava una cinquantina di birrifici, quasi tutti Brauerei, che purtroppo chiusero durante il proibizionismo.
La tradizione non fu più ripresa e l’enclave si disperse per New York. Ma nel 1988 i lungimiranti Steve Hindy e Tom Potter capirono che il clima era pronto per ritornare alle origini e fondarono la Brooklyn Brewery a Manhattan e nel 1996 rilevarono una vecchia panetteria kosher di Brooklyn e la riadattorono a birrificio. Oggi producono moltissimi tipi di birra, anche se la loro punta di diamante è la Brooklyn Lager, che a New York si trova un po’ ovunque e che al palato europeo sembra più una birra ambrata.
Due terzi della birra arrivano da Utica, nello stato di New York, ma l’idea è quella di riportare a Brooklyn almeno il 50 per cento della produzione.
La Brooklyn Brewery è al 79 di North 11th street si trova la Brooklyn Brewery e la potete visitare durante i fine settimana: il venerdì è aperta dalle 18 alle 23, mentre sabato e la domenica sono previsti tour guidati e gratuiti nel pomeriggio. Per prenotare mandate un’email a tours@brooklynbrewery.com.
Hanno da poco aperto una succursale sui Navigli a Milano.

Fonte: http://www.inewyork.it/

domenica 21 ottobre 2012

In cucina sono tradizionalista, però.........


La grammatica dei sapori e delle loro infinite combinazioni si propone come uno dei libri di cucina più originali e creativi attualmente sul mercato.
L'autrice, l'inglese Niki Segnit, stanca di affidarsi alle più o meno celebri raccolte di ricette, presenta un esclusivo manuale  rivolto a chi è alle prime armi, ma anche a cuochi esperti e a chiunque voglia imparare a sperimentare in cucina, con brio e con un tocco di personalità.
Niki Segnit, per la redazione di questo interessante volume, si è ispirata agli abbinamenti inusitati e sorprendenti di grandi chef del calibro di Heston Blumenthal, Ferran Adrià e Grant Achatz, e soprattutto alla loro profonda conoscenza dei legami tra i sapori.
La grammatica dei sapori ......... si rivela così un prezioso compendio che esplora in modo dettagliato gli accostamenti e le assonanze tra i sapori, dai più classici ai più insoliti, coniugando precisione empirica e impressioni poetiche.
Partendo da 99 ingredienti base, i più utilizzati nelle cucine, nei ricettari e nei menù dei ristoranti, Niki Segnit prende in esame più di 900 combinazioni raggruppate in 16 grandi famiglie di sapori: speziati, di bosco, agrumati, di terra, sulfurei, senapati, solo per citarne alcuni.
Per ogni accostamento l'autrice si sofferma sui risultati gustativi, associa idee, immagini e sensazioni, proponendo anche alcuni esempi di ricette.
E' così che la Segnit ci invita a scoprire le segrete corrispondenze tra cumino e barbabietola, che non sembrerebbero condividere nulla, a parte qualche nota di terra, mentre invece impariamo come la dolcezza della barbabietola venga esaltata dall'aroma di fumo e agrumi peculiare del cumino, e come insieme possano dare vita a una zuppa dai sapori complessi.
E ancora scopriamo come le ciliege siano in grado di esaltare l'agnello e il pesce affumicato, e come il cioccolato bianco si abbini perfettamente con la mora di rovo, lo zafferano e il caviale.
La Segnit propone così un volume ricco di essenziali suggerimenti pratici ma anche di osservazioni simpatiche ed originali, ad esempio paragonando sedano e aneto a una coppia di settantenni la cui conversazione è meritevole di attenzione.
La grammatica dei sapori .......... si offre quindi al lettore come una sorta di grammatica-vocabolario, permettendogli di apprendere tutti gli strumenti necessari per sperimentare in cucina, realizzando nuovi e gustosi piatti.
Un manuale indispensabile per chiunque desideri imparare a padroneggiare con sicurezza la complessa arte culinaria, ma anche un testo brillante ed ironico, la cui lettura si rivela avvincente come quella di un romanzo.